da TWISTER » gio 21 ott, 2021 17:14
Il terremoto è un fenomeno particolare. Si tratta di un movimento oscillatorio del terreno molto rapido che avviene senza preavviso e ha durata variabile, in Italia da pochi ad alcune decine di secondi, raramente minuti.
Questo breve movimento violento sollecita notevolmente le costruzioni, danneggiandole talvolta fino a determinarne il crollo, con conseguenze che – in termini di vittime, danni economici e popolazione colpita – possono risultare
drammatiche in aree anche molto vaste. Lo scuotimento sismico, movimento rapido del terreno causato dal terremoto,
è caratterizzato da forti accelerazioni che determinano spinte orizzontali e verticali (forze di inerzia)
sulle costruzioni e su qualsiasi cosa si trovi sul terreno soggetto a tale scuotimento,
così da causare danni o addirittura crolli. Nel linguaggio comune si parla spesso di terremoti sussultori
e ondulatori, come categorie di scuotimenti caratterizzati da movimenti rispettivamente verticali o orizzontali.
Nella realtà tale distinzione non è corretta in quanto tutti i terremoti, o meglio tutti gli scuotimenti, sono caratterizzati
contemporaneamente dalle componenti verticale e orizzontale. I terremoti sono generati dai complessi
meccanismi che coinvolgono la litosfera, ossia l’involucro solido che caratterizza la superficie del pianeta
per alcune decine di chilometri di spessore. La litosfera è composta da placche tettoniche che si spostano,
si incuneano e premono le une contro le altre. I movimenti delle placche determinano in profondità
condizioni di sforzo e di accumulo di energia. Quando lo sforzo supera il limite di resistenza, le rocce si rompono
e scorrono lungo le superfici delle faglie, a cominciare da un punto in profondità denominato ipocentro,
corrispondente all’epicentro posto in superficie sulla sua verticale. Parte dell’energia accumulata si libera per
effetto della rottura e viaggia attraverso la Terra sotto forma di onde sismiche. Giungendo in superficie,
queste ultime danno luogo allo scuotimento del terreno, ossia a quello che viene percepito come terremoto.
Per misurare un terremoto sono utilizzati due tipi di misura totalmente diversi: la magnitudo e l’intensità.
La magnitudo misura il terremoto nella sua globalità, esprimendo indirettamente,
ma con buona approssimazione l’energia rilasciata. Esistono diverse misure di magnitudo. Le più
note sono la magnitudo locale (Ml) o Richter, da Charles Francis Richter che la mise a punto nel 1935, e la
magnitudo momento (Mw), messa a punto negli anni ‘70 da Hiroo Kanamori,
la cui misura fornisce una migliore correlazione con l’energia totale rilasciata. Occorre evidenziare che le
due misure hanno una buona corrispondenza di valori almeno fino a magnitudo 6, e sono entrambe espresse
in scala logaritmica: un passaggio da un grado al successivo implica una quantità di energia rilasciata 31.6 volte
maggiore. Ad esempio, il terremoto dell’Irpinia-Basilicata del 1980 di Mw 6.9 ha liberato una quantità di energia
più di 30 volte maggiore di quella liberata dal terremoto dell’Emilia del 2012 di Mw 5.8. La magnitudo più elevata
che si è avuta in Italia, in occasione del terremoto del 1693 in Sicilia Orientale, è stimata pari a 7.3. Nel mondo,
la magnitudo più elevata registrata è stata pari a 9.5, nel terremoto del 1960 in Cile.
L’intensità fornisce una misura dello scuotimento prodotto dal terremoto in un determinato punto della superficie
terrestre. È dunque una misura locale e cambia a seconda del luogo in cui viene valutata o misurata, in relazione
alla distanza dall’epicentro e ai possibili effetti di amplificazione locale. Pertanto, a uno stesso terremoto, saranno
associati diversi valori di intensità. La misura di intensità più antica è data dall’intensità macrosismica.
L’intensità macrosismica è basata sugli effetti che un terremoto produce sulle persone (percezione), sulle
costruzioni (danni di diversa entità, fino al crollo, nei vari tipi di edifici) e sull’ambiente (frane, spaccature nel
suolo, ecc.) ed è riferita a una scala su 12 gradi di intensità. Le scale macrosismiche più utilizzate derivano
dalla Scala Mercalli, che l’omonimo studioso italiano mise a punto agli inizi del ‘900, poi perfezionata da Cancani
e da Sieberg. Oggi le scale macrosismiche più utilizzate in Europa sono la MCS-Mercalli Cancani Sieberg e la EMS-European Macroseismic Scale. I 12 gradi delle diverse scale sono per lo più confrontabili, con alcune differenze soprattutto nei gradi alti.